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La Sicilia non ha solo il peggiore mercato del lavoro d’Italia. Ha anche il mercato del credito più “sofferente” in assoluto. Anche questo è cartina di tornasole dell’incapacità della politica regionale di investire sulla ripresa economica dell’Isola.Secondo il Regional Outlook dell’Abi di questo mese sui dati di luglio scorso, in Sicilia il totale dei prestiti erogati dalle banche è di 64,8 miliardi, con un incremento dello 0,7% su luglio 2015, meno rispetto al Sud dove l’aumento di credito è dello 0,9%. Ma di questi fidi, la maggior parte riguarda mutui casa e prestiti alle famiglie (29,9 miliardi, con un incremento del 4%, meno del Mezzogiorno, +4,2%), mentre alle imprese sono andati solo 28 miliardi, in flessione del 2,4% rispetto a luglio dell’anno scorso. Anche in questo caso la contrazione nel Sud Italia è più contenuta: -2,1%.Ma il vero indicatore della mancanza di ossigeno all’economia sta nell’incapacità di restituire i prestiti. A giugno scorso l’ammontare dei crediti deteriorati era di 16,3 miliardi, un quarto di tutti i finanziamenti in essere. In Sicilia, in generale, tra famiglie e imprese, un credito su quattro non viene restituito. Le sofferenze, 11,1 miliardi, sono cresciute rispetto ai 10,9 miliardi dello scorso mese di marzo, e la rilevazione dell’Abi nota che ad ogni trimestre si registra un balzo in su di 200 milioni. A questa cifra vanno aggiunte le inadempienze probabili per 4,5 miliardi e 667 milioni di finanziamenti scaduti.La qualità del credito in Sicilia si misura da questo dato. Ma c’è quello che evidenzia la debolezza del tessuto produttivo. Sul totale del monte sofferenze di 11,2 miliardi (pari al 17,4% dei prestiti), le imprese pesano per 7,8 miliardi (27,9% dei prestiti). Nel caso delle aziende, non viene restituito un mutuo su tre.L’economia si regge, ma ancora per poco, sul risparmio delle famiglie. Il totale dei depositi a luglio è di 57,8 miliardi, in aumento dell’1,6%, meno del risparmio al Sud, che cresce del 3,1%, e del Paese con +3,9%. La componente delle famiglie è determinante: 47,2 miliardi (+1,5%), ma debole rispetto al +2,3% del Sud e al +4,2% medio del Paese. Anche in Sicilia è in forte calo l’investimento in obbligazioni (6,4 miliardi, -23,9% costante).In questo scenario è difficile per le banche tradizionali avere redditività e mantenere gli attuali organici. Ma da parte loro le imprese fanno fatica a rispettare i rigidi criteri di merito creditizio imposti dalle banche nazionali, alcune ex aziende pubbliche che tardano a migliorare la dinamicità commerciale. Come uscire dall’impasse? Fatta eccezione per le Bcc e le poche popolari rimaste in Sicilia che hanno un solido rapporto di fiducia con la clientela, Banca Nuova potrebbe tentare con aggressive strategie un rilancio autonomo rispetto alla zavorra della capogruppo salvata dal fallimento. Ma il vertice locale dovrebbe essere determinato a “vendere cara la pelle” e a mostrare ciò che vale, piuttosto che attendere decisioni dall’alto (incorporazione, vendita, ecc.) che tardano, o peggio, di essere sostituito da un giorno all’altro. Potrebbe essere l’occasione anche per l’Irfis, dato che il nuovo presidente, Alessandro Dagnino, vuole rilanciarne la mission per le imprese. Ma in un Cda di soli tre componenti il presidente, statisticamente, è sempre in minoranza.mediobanca: sì a fusione rcs-la7Mediobanca apre l’esercizio 2016-2017 con un balzo degli utili oltre le attese, segnando con 270 milioni il miglior trimestre dal 2008, e il titolo in Borsa reagisce con un rialzo di +1,01% a 7,01 euro. E l’A.d. dell’istituto, Alberto Nagel, apre a Urbano Cairo e dopo la battaglia su Rcs a suon di offerte e controfferte vinta dall’editore alessandrino, si dice pronto a valutare una fusione tra Rizzoli e il gruppo de La7.(Autore: Michele Guccione)
(Fonte: La Sicilia)