Fisco
L’ora X è arrivata. Questa settimana (martedì 31 marzo) scatta l’obbligo di fatturazione elettronica per chi effettua cessioni di beni e prestazioni di servizi nei confronti degli enti pubblici. Non più soltanto le amministrazioni centrali dello stato (ministeri, agenzie fiscali, enti previdenziali), per i quali le procedure digitali sono già in essere dal 6 giugno 2014, ma anche enti locali, scuole, università, camere di commercio, aziende del servizio sanitario nazionale e quant’altro. Nessuna p.a. è esclusa, come chiarito dalla circolare Finanze-Funzione pubblica n. 1/2015 dello scorso 9 marzo.
Una rivoluzione che interesserà circa 2 milioni di imprese, tanti sono i fornitori abituali e occasionali della p.a.. Secondo i numeri forniti dalla rete Menocarta.netverranno meno 2,2 milioni di fatture cartacee all’anno, per un importo totale di 135 miliardi di euro. Il risparmio immediato per lo stato sarà di 1,5 miliardi di euro. Ma i benefici effettivi, in caso di digitalizzazione completa dell’intero circolo degli ordini a livello nazionale, potrebbe valere fino a 60 miliardi di euro annui.
Un cambiamento di portata storica ma che non è a costo zero per gli operatori. Soprattutto per i soggetti che con la p.a effettuano operazioni occasionali e/o di piccolo importo, l’obbligo di fatturazione elettronica e della conseguente conservazione sostitutiva rappresenta nell’immediato un maggior costo. L’aggravio si verifica sia che l’operatore decida di acquistare un software per gestire da sé il processo, sia laddove scelga di affidarlo in tutto o in parte a un provider di servizi esterno.